The Borgo of Tortona

Tortona carezza i primi rilievi appenninici e guarda alla Pianura Padana.

Borgo di grande importanza, oggi e nel passato, quando Tortona era uno dei principali snodi lungo gli assi viari romani. La sua storia la raccontano ancora gli antichi resti, le mura di cinta e la torre del castello, un tempo signore di questo borgo.

Sulla piazza centrale si affaccia la Cattedrale, dal suo volto candido e il cuore ricco di pregiate opere e decori. Qui si trova il legno della vera Croce di Cristo, portata nel medioevo dai Templari.

Storie di fede e miti s’intrecciano per le strade di Tortona, partono dalla chiesa di San Giacomo e proseguono verso la chiesa di San Matteo, dov’è sepolto un imperatore romano e con lui anche il Sacro Graal o almeno così si racconta.

Verità? Leggenda? Di sicuro Tortona non finisce mai di stupirci e ci porta a sognare per il suo borgo, come moderni Cavalieri della Tavola Rotonda.

L'abbazia di Santa Maria di Rivalta Tortona
Chiesa di Santa Maria Canale Tortona
Tortona duomo
Tortona palazzo vescovile
Tortona piazza del duomo
Tortona Teatro Civico Prospetto
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L'abbazia di Santa Maria di Rivalta Tortona
Chiesa di Santa Maria Canale Tortona
Tortona duomo
Tortona palazzo vescovile
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La storia

In passato esisteva Dertona, antico borgo fondato intorno al 143 a.C. dai Liguri, genti italiche che controllavano la pianura, nonostante a quel tempo fosse per gran parte insalubre e malmessa.

Dertona, oggi Tortona, si trova in una posizione strategica di grande importanza che i Romani non tardarono ad intuire e a sfruttare. È lo storico Valleio Patercolo a dare notizia di una colonia romana a Dertona, presente già nel 120 a.C. quando ancora non c’erano altre colonie romane in Piemonte.

Tortona è anche una delle più antiche sedi vescovili d’Italia, l’evangelizzazione della città si deve a Marziano, martirizzato nel 120 d.C.

Con la caduta dell’Impero Romano le vicende che riguardano Tortona passano nelle mani dei barbari. Teodorico re degli Ostrogoti sfrutta la posizione geografica del borgo costruendo granai di grandi dimensioni e rafforzando le fortificazioni preesistenti.

La fortuna di Tortona continua nel medioevo: gli altri borghi vicini cadono in disgrazia e Tortona giunge florida e potente alle soglie del primo millennio.

Nel XI secolo Tortona è tra i primi a diventare un Comune indipendente, grazie anche alla Borghesia e ad alcuni esponenti del clero che hanno iniziato a chiedere maggiore potere amministrativo. Il comune allarga il suo dominio al territorio circostante, attirando così le antipatie di Pavia. Tortona resta fedele alla sua alleanza con Milano e in difesa di Pavia si schiera Federico Barbarossa, che giunge in Italia per affermare nuovamente il potere imperiale. L’imperatore pone Tortona sotto assedio, fa inquinare le sue acque e la piega sotto il peso della sete. Dal momento della resa la città viene assaltata e distrutta.

Il periodo successivo è caratterizzato da altalene di potere e controversie che terminano con l’affermazione del potere di Milano, guidata a quel tempo dai Visconti. Nel XVI secolo il dominio del capoluogo lombardo passa agli Spagnoli che vedono in Tortona l’ultimo baluardo di difesa. Per questo avviano una serie di opere di fortificazione che interessano soprattutto il castello. Il maniero viene adeguato all’introduzione dell’artiglieria. Il campanile della cattedrale viene predisposto come deposito per la polvere da sparo ma una piccola scintilla basta a far scoppiare la parte più antica della città, che così si perde nella memoria del tempo.

Nel ‘Settecento Tortona entra a far parte del Regno di Sardegna, sotto la guida del re Carlo Emanuele III di Savoia. Questo segna l’inizio di un nuovo periodo florido, che si concretizza nella costruzione d’importanti edifici civici.

Il ‘Novecento è il secolo che porta l’industria a Tortona ma è anche il secolo delle due guerre mondiali. La seconda, in particolare, causa il grave danneggiamento della città per via di alcune bombe che vengono sganciate sul suo territorio e distruggono anche importanti stabilimenti industriali, tra cui quello dell’ALFA, a quel tempo ancora acronimo di Anonima Ligure Forniture Acciaio.

Vho

Vho è un borgo molto antico situato sull’Appennino Ligure, i primi insediamenti abitativi risalgono all’epoca preromana.

L’abitato in seguito si è sviluppato attorno ad un castello quattrocentesco con fossato che ha generato uno stagno, conosciuto come “il mare di Vho”, in seguito interrato perché malsano.

Oggi Vho è particolarmente conosciuto per la sua produzione vinicola e per gli agnolotti, a cui è dedicata anche una sagra.

Bettole di Tortona

Bettole è una frazione divisa tra Tortona e il comune di Pozzo Formigaro. Qui si trova la chiesa di San Marcello.

Castellar Ponzano

È un borgo che si è costituito nel XVI secolo, attorno ai palazzi fortificati delle famiglie nobili Isimbardi e Ponzano, ancora oggi presenti.

Castello

Oggi del castello di Tortona rimangono i resti delle mura di difesa e la torre campanaria, diventata il simbolo della città. Un nucleo primitivo del castello esisteva fin dal periodo precedente alla fondazione di Roma.

Il maniero ha attraversato tutte le epoche storiche venendo ampliato, modificato e adattato alle diverse mode.

Nel 1773 il re Vittorio Amedeo III ha commissionato un rafforzamento delle strutture difensive, affidandosi ad un ingegnere militare. Purtroppo è risultato tutto vano davanti al potere di Napoleone che nel 1801 ha ordinato la distruzione del castello.

Duomo di Tortona

La Cattedrale di Tortona è dedicata a Santa Maria Assunta e a San Lorenzo, è stata costruita nello stesso sito dove si trovava l’antica chiesa dedicata a San Quirino.

La facciata, in stile neoclassico ed intonacata, è stata progettata sul finire dell’Ottocento dall’architetto Nicola Bruno ma i lavori del corpo di fabbrica della chiesa sono iniziati nel 1574 e si sono conclusi circa vent’anni dopo. A rallentare la costruzione c’è stata un’epidemia di peste e alcuni saccheggi, che hanno danneggiato anche la struttura dell’edificio.

Il prospetto esterno risulta essere un blocco unitario e compatto e contrasta con l’interno che è ampio e luminoso, grazie anche alla volta ininterrotta della navata centrale.

Le tre navate sono delimitate da pilastri che sorreggono ampie arcate. La cattedrale custodisce opere d’importanti autori del ‘Seicento, come il Vermiglio e il Flamminghino. Nel 1610 è stata costruita anche la galleria che collega il duomo con l’episcopio e in seguito lo scalone ligneo è stato sostituito da una scalinata marmorea.

Basilica Santuario Madonna della Guardia

Durante la prima guerra mondiale Don Orione, parroco di Tortona, fece voto di costruire un santuario Mariano, che venne inaugurato nel 1931.

Il santuario è stato costruito nello stesso punto in cui si trovava la chiesa medievale della Madonna delle Grazie, dove più volte ha predicato San Bernardino da Siena.

Così com’è questo luogo di culto rappresenta perfettamente l’architettura degli anni in cui è stato costruito, richiamando anche lo stile gotico lombardo.

La chiesa all’interno emana una suggestione profonda e una spiritualità autentica a cui contribuiscono gli ampi spazi e le finestre a forma di lancia che si ripetono in serie. Qui inoltre sono custodite le reliquie di San Luigi Orione. Nella cripta invece si trovano sepolti il servo di Dio Don Orione e Don Carlo Sterpi, suo braccio destro, ed è collocata anche la statua di “Don Orione Morente”, considerata una delle opere più belle dell’arte contemporanea piemontese.

Particolarmente importante per questo santuario è anche la statua della Madonna della Guardia, che inizialmente doveva essere collocata sulla facciata. La statua è alta in tutto quattordici metri ed è la statua in bronzo fuso più grande al mondo. Dopo un’attenta analisi si è pensato di creare una torretta ottagonale con otto spigoli, ideata appositamente per accogliere le grandi dimensioni della statua della Madonna. La Vergine è stata raffigurata sorridente, mentre guarda in basso e tende la mano, in braccio ha il bambino benedicente che guarda anche lui verso i fedeli. Nel suo complesso la statua è un connubio perfetto tra la dolcezza e la magnificenza.

Il Sacro Graal a Tortona

Da più di duemila anni la leggenda del Sacro Graal continua a far discutere e ad affascinare senza interruzioni. Secondo la tradizione il Sacro Graal è la coppa da cui Gesù Cristo avrebbe bevuto durante l’ultima cena, un oggetto che avrebbe poteri magici e che esisterebbe da molti secoli prima di Cristo. Ipotesi recenti sostengono anche che il Graal in realtà potrebbe anche essere il simbolo della discendenza di Gesù Cristo, i cui eredi sarebbero ancora presenti tra noi.

In questi millenni i custodi del Sacro Graal secondo la tradizione sono stati i Cavalieri Templari e sono molte le località in cui si pensa che i cavalieri abbiano nascosto la preziosa reliquia, tra queste c’è anche Tortona.

La presenza dei Templari è attestata in questo borgo tra il 1249 e il 1310 e pare che in questi anni a Tortona avessero con loro anche la coppa. La loro base è storicamente considerata la Chiesa di San Giacomo che però venne demolita sul finire del ‘Settecento e ricostruita in chiave barocca. In quegli anni i Templari hanno portato nel borgo anche un pezzo della vera Croce di Cristo che ancora oggi si trova nel Duomo.

Si dice che il luogo che ospita il Graal riceva in cambio tre doni: corpo, sangue e Spirito Santo e in questo senso pare chiaro il motto latino che si trova sullo stemma civico e che recita “ In virtù dei tre doni Terdona è simile a un leone”.

A Tortona si racconta che il Sacro Graal sia legato anche alla figura dell’imperatore romano Giulio Valerio Maiorano, morto proprio in questo borgo nel 461 d.C. in circostanze misteriose, sembra che stesse proprio bevendo da una coppa. Nella chiesa di San Matteo si trova il suo mausoleo, una tomba squadrata in calcestruzzo che custodirebbe anche il Sacro Graal.

Il condizionale è d’obbligo per una storia che non smetterà mai di smuovere la curiosità di tutti.

Fausto Coppi, un uomo solo al comando

Il 15 dicembre 1919 a Castellania, in provincia di Alessandria, è nato Fausto Angelo Coppi. La sua era una famiglia di origini modeste, per questo il giovane Fausto è costretto a trovare un lavoro in una salumeria. In questo periodo lo zio gli regala una bicicletta ammaccata e sgangherata che diventa sua inseparabile compagna.

Disputa la sua prima corsa nel 1937 ma una ruota sgonfia lo tradisce costringendolo al ritiro. Nonostante tutto riesce a far emergere la sua grinta e il suo talento sportivo, così Fausto Coppi inizia a pensare che forse la sua strada è proprio quella del ciclismo. La seconda guerra mondiale congela i suoi sogni di gloria e da ciclista si ritrova costretto ad arruolarsi come militare a Tortona. Viene fatto prigioniero in Africa e in seguito viene internato in un campo di concentramento vicino ad Algeri. Fausto esce incolume da questa esperienza e rientrato in Italia riprende ad allenarsi in bici. In questi anni aderisce per la prima volta ad una squadra sportiva di ciclismo a Legnano. È l’inizio della sua carriera da professionista, segnata dalla rivalità storica con Gino Bartali.

In tutta la sua carriera ha vinto centodieci gare, di cui cinquantatre per distacco. In una storica telecronaca Mario Ferretti lo annuncia dicendo “un uomo solo al comando, la sua maglia è bianco -celeste, il suo nome è Fausto Coppi”, un’espressione che in molti ricordano con grande affetto.

Fausto Coppi è stato uno dei pochi a vincere nello stesso anno il Giro d’Italia e il Tour de France.

Una malaria contratta durante un viaggio ad Alto Volta e non curata, gli è costato la vita. Fausto Coppi ci ha lasciati a soli quarantun anni, il 2 gennaio 1960 a Tortona.

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Busela e Bragton

È tradizione a Tortona il giorno di Santo Stefano mangiare Busela e Bragton. Si tratta di biscotti di grandi dimensioni che si preparano durante le feste natalizie e si donano ai bambini, che li mangeranno il giorno dopo Natale.

Busela e Bragton hanno l’aspetto di due bambini, in passato si preparavano con un impasto di pane raffermo, oggi invece si è passati ad utilizzare una frolla dolce.

Un antico proverbio tortonese recita “a Santo Stefano tagliare il collo alla Busela” ma guai a farlo veramente: la Busela infatti non va tagliata ma rigorosamente spezzata con le mani!

Ingredienti:

  • 300 gr di farina;
  • 130 gr di zucchero;
  • 125 gr di burro;
  • Un uovo intero;
  • Un tuorlo d’uovo;
  • Due cucchiaini di lievito in polvere per dolci;
  • 25 gr di cacao amaro;
  • Un pizzico di sale.

Preparazione:

Lasciare il burro a temperatura ambiente, una volta ammorbidito tagliarne piccoli pezzetti. Disporre la farina a fontana, aggiungendo un pizzico di sale, lievito, zucchero, i pezzetti di burro, l’uovo e il tuorlo al centro. Impastare il tutto, poi prendere una porzione di impasto e continuare ad amalgamare aggiungendo il cacao in polvere.

Quando gli impasti sono pronti, foderare una teglia con carta forno e modellare i biscotti a proprio piacimento dandogli le forme di un bambino e una bambina, utilizzando entrambi gli impasti.

Infornare a 180° per circa venti minuti. Quando i biscotti sono pronti possiamo scegliere se donarli così oppure arricchirli con piccole decorazioni.

Hanno tutto il gusto delle belle tradizioni.

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