Il Borgo di Alassio

Dall’amore è nato Alassio, antica Alaxia, cittadina ai piedi delle colline liguri. Qui si rifugiarono Adelaisa e Aleramo, lei figlia dell’Imperatore Ottone I e lui umile coppiere. L’amore ad Alassio si respira ancora oggi, sparso tra le strade che arrivano a lambire il mare. A segnarlo due innamorati in bronzo che si tengono la mano sopra il famoso muretto, simbolo della città.

Da secoli giungono da ogni dove per ammirare la bellezza di questo borgo, protetto dai colli e carezzato dalle acque. I primi ad innamorarsene sono stati gli inglesi, che nell’Ottocento qui erano di casa. Amavano tutto di questo luogo e lo arricchirono importando la propria cultura, regalando pezzi della loro essenza.

Solo in seguito il protagonista è diventato il mare e la sua finissima spiaggia dorata. Alassio è stata per anni la regina dell’estate italiana, amata dai personaggi più illustri e sognata da tutti. Qui, piastrella dopo piastrella, autografo dopo autografo, è nato il mito del Muretto che non smette di incuriosire ed affascinare.

Alassio veduta
Alassio municipio
Il santuario di Nostra Signora della Guardia sul monte Tirasso Alassio
Il Torrione Saraceno o della Coscia Alassio
La chiesa parrocchiale di San Sebastiano nella frazione di Moglio Alassio
La chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio ad Alassio
Muretto di Alassio
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Alassio veduta
Alassio municipio
Il santuario di Nostra Signora della Guardia sul monte Tirasso Alassio
Il Torrione Saraceno o della Coscia Alassio
La chiesa parrocchiale di San Sebastiano nella frazione di Moglio Alassio
La chiesa parrocchiale di Sant'Ambrogio ad Alassio
Muretto di Alassio
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La storia

Le origini di Alassio si raccontano con una leggenda. Si narra che Adelaisa, figlia di Ottone I di Sassonia, imperatore del Sacro Romano Impero, si innamorò di Aleramo, un giovane coppiere. L’imperatore non vedeva però di buon grado questo amore, così i due decisero che l’unica soluzione era fuggire. Giunsero in Italia e si accamparono alle pendici del monte Tirasso. Adelaisa abbandonò gli sfarzi della corte imperiale per condurre una vita da umile carbonaia, non le importava di nulla, solo di essere insieme ad Aleramo.

Quando Ottone I decise di inviare un esercito in Italia per combattere contro i Saraceni, anche Aleramo e i suoi figli si unirono alla spedizione. L’impresa del genero e dei suoi nipoti e l’aiuto del Vescovo di Albenga, convinsero l’imperatore a riconciliarsi con la figlia e con la sua famiglia. Ottone I in segno di gratitudine regalò ad Aleramo il titolo di marchese e tante terre quante ne poteva percorrere con il suo cavallo in una settimana.

Nel luogo che Adelaisa e Aleramo avevano scelto come rifugio d’amore venne fondata Alaxia, che dopo molti secoli diventò Alassio.

I primi abitanti di questo borgo probabilmente furono gli Ingauni, che giunsero esuli da Albenga, in seguito alla vittoria di Roma sulla città. Intorno all’anno Mille venne fondato il Burgum Alaxi e venne anche costruita la chiesa dedicata a Sant’Ambrogio. Con il passare degli anni la giurisdizione amministrativa e religiosa passò nelle mani dei monaci benedettini che abitavano l’isola Gallinara e nel 1303 i monaci passarono il territorio al comune di Albenga.

Alassio continuò inarrestabile la sua crescita e l’avvio dei traffici commerciali ne decretarono la fortuna economica.

Nonostante tutto Alassio era comunque un villaggio di pescatori, che si trovava in una posizione isolata a causa del mare e dei monti che la circondavano. La rotta cambiò quando sul finire dell’Ottocento Sir Thomas Hanbury acquistò alcune terre ad Alassio e nel 1872 avviò la costruzione della ferrovia costiera che offriva un collegamento diretto tra Genova e Londra. In poco tempo Alassio e la Riviera Ligure iniziarono ad essere la meta preferita dalla nobiltà inglese e dai funzionari di corte.

Si avviò così un intenso e proficuo scambio tra gli inglesi e gli abitanti di Alassio. Per il divertimento degli amici di oltremanica vennero inaugurati British Club, una biblioteca, teatri e casinò dove si giocava a bridge.

Dal canto loro i nuovi arrivati non finivano di meravigliarsi di tutto ciò che li circondava e iniziarono a mettere su tela i più bei scorci di Alassio ma anche ad avviare studi sulla cultura e sugli usi e costumi di questo borgo.

La prima guerra mondiale mise in pausa il turismo inglese che comunque riprese alla fine del conflitto. Gli inglesi giungevano ad Alassio portando le prime automobili e augurando la stagione del turismo balneare. La conseguenza più immediata di tutto questo fu la costruzione di grandi e piccoli hotel ed inseguito di stabilimenti balneari. Venne inaugurato un’importante club di tennis e consacrata una chiesa anglicana.

Nel 1936 finisce l’idillio tra Alassio e gli inglesi. Il governo italiano in quell’anno si avviava verso la Guerra con l’Etiopia, impresa poco apprezzata dal governo inglese. L’Italia per tutta risposta impose pesanti sanzioni all’Inghilterra e questo causò l’allontanamento della popolazione anglosassone.

Qualcuno dopo la guerra tornò ma nel 1948 ad Alassio morì sir Daniel Hanbury, figlio di Thomas Hanbury, e con lui finì anche il turismo inglese.

Non terminò comunque la fortuna turistica di Alassio che ruotava principalmente attorno al mare e al Caffè Roma. Negli anni ‘Cinquanta Alassio è la capitale indiscussa della mondanità e del jet set italiano e tutti passavano da questo storico caffè

Da piccolo borgo di pescatori Alassio è passato ad essere una delle mete turistiche più rinomate della Penisola. Passato il boom della bella vita Alassio continua ancora oggi ad essere un delizioso borgo sul mare, l’ideale per trascorrere dei giorni di tranquillità e relax.

Chiesa di Sant’Ambrogio

La prima chiesa di Sant’Ambrogio è stata costruita intorno all’anno Mille dai primi abitanti del Burgum Alaxi. Nello stesso sito, nella seconda metà del XV secolo, è stata costruita la seconda chiesa di Sant’Ambrogio.

Inizialmente era contraddistinta da uno stile romanico che agli inizi del ‘Settecento è stato tramutato in un raffinato barocco. Nel 1896 è stata aggiunta la facciata in stile rinascimentale con il tetto a spiovente. Spicca in questo contesto il portale in pietra scura, con al centro una raffigurazione del Padreterno, di Cristo tra gli apostoli e di Sant’Ambrogio con le insegne vescovili. Quest’opera è stata realizzata nel 1511 da maestranze della Valle di Rezzo, vicino Imperia. Dell’esterno è unico anche il sagrato caratterizzato dalla presenza di ciottoli bianchi e grigi con raffigurazioni di soggetti marinareschi.

L’interno è a tre navate ed è contraddistinto da una ricchezza di opere, realizzate soprattutto dagli autori principale del ‘Seicento genovese. La volta della navata centrale è contraddistinta da raffigurazioni pittoriche in cui è stata rappresentata la vita di Sant’Ambrogio, ad opera di Virgilio Grana.

Nell’abside sinistro si trova la cappella della Madonna della Misericordia, ricordata soprattutto per un apparizione a Savona nel 1536. Nella navata di sinistra si trova la tela Martirio di Santa Lucia, opera del genovese Giulio Benso. Qui in un tabernacolo in pietra nera si trovano le reliquie dei ‘Corpi Santi’.

Santuario di Nostra Signora della Guardia

Quest’antico santuario mariano è strettamente collegato alla parrocchia di Sant’Ambrogio e alla sua chiesa, di cui è pertinenza. Si trova al di fuori della città di Alassio, sulle alture del Monte Tirasso, e ancora oggi è meta di pellegrinaggio.

In questo stesso punto nel medioevo si trovava il Castrum Tiraculi che venne in seguito trasformato dai monaci benedettini in un santuario dedicato alla Stella Maris.

L’edificio venne poi demolito nel 1427 e due secoli dopo venne costruito un nuovo luogo di culto, con una sola navata e con un altare in marmo bianco, in cui sono scolpiti l’Assunta, due angeli e Cristo che discende dal cielo. Nel corso dei secoli questo luogo venne scelto come dimora da diversi eremiti e per loro vennero costruite delle celle adiacenti al santuario.

Nella seconda metà del ‘Novecento questo santuario è stato interessato da lavori di rimaneggiamento e ampliamento. È stato costruito il campanile e la chiesa è diventata a tre navate, la navata di destra è stata ricavata dalla trasformazione del dormitorio, mentre quella di sinistra dalla costruzione di un nuovo corpo di fabbrica. In occasione del Giubileo del 2000 è stata poi realizzata la decorazione pittorica.

All’interno del santuario un gruppo pittorico ligneo ricorda l’apparizione della Madonna al beato Benedetto Pareto, avvenuta nel 1490 sul monte Figogna, vicino Genova.

Pinacoteca “Richard Whateley West” – Biblioteca Inglese per il fondo librario anglosassone

Negli anni del boom turistico anglosassone giunsero ad Alassio anche molti artisti ed intellettuali, tra questi c’era Richard Whateley West che si stabilì in questo borgo sul finire dell’Ottocento. Per questo pittore irlandese dipingere è stato il miglior modo per esprimere la gratitudine per un luogo che lo aveva accolto come un figlio.

Quando nel 1905 quest’artista morì i suoi amici decisero di progettare una pinacoteca gli innumeri scorci di Alassio da lui dipinti. La pinacoteca venne poi inaugurata nel 1907.

Grazie ai dipinti di Richard Whateley West è oggi possibile vedere com’era il paesaggio e il borgo di Alassio sul finire dell’Ottocento e cosa è cambiato con il trascorrere del tempo.

Negli anni Settanta del ‘Novecento la già ricca collezione di questa pinacoteca si è incrementata grazie alla donazione della figlia dell’artista, che ha regalato altre settanta dipinti del padre.

Nelle sale della pinacoteca si trova anche la Biblioteca Inglese per il Fondo Librario Anglosassone.

Negli anni in cui Alassio era la meta preferita dagli inglesi, il reverendo John Hayes decise di sistemare uno scaffale fuori dalla “Church Room”. Qui gli inglesi che rientravano a casa avevano la possibilità di lasciare i propri libri, senza necessariamente doverli portare con sé.

Da questa intuizione geniale è nata la libreria inglese che oggi conta circa quindicimila volumi ed è il secondo fondo librario inglese d’Italia, dopo quello di Firenze.

Pinacoteca “Carlo Levi”

L’autore del celebre romanzo “Cristo si è fermato ad Eboli” ha trascorso alcune vacanze estive ad Eboli. Carlo Levi, scrittore torinese, nato nel 1902, era anche un noto pittore, che si era formato tra Parigi e l’Italia grazie all’influenza di artisti parigini e delle opere di Amedeo Modigliani.

Dopo la sua morte, avvenuta nel 1975, la Fondazione Carlo Levi ha concesso ad Alassio ventidue opere, diventate poi una collezione permanente.

Le opere sono quasi tutti paesaggi, dipinti ad Alassio in occasione dei suoi soggiorni, tra questi vi è anche un ritratto di Italo Calvino, dipinto sulle colline liguri.

L’unico dipinto a non essere stata prodotto ad Alassio e a non essere un paesaggio è l’opera Autoritratto con pipa.

Alcuni anni dopo l’istituzione della Pinacoteca Antonio e Silvia Ricci hanno donato quaderni, appunti, bozzetti di Carlo Levi e il manoscritto di “Quaderno e cancelli.

Siti Archeologici – Via Iulia Augusta

La via Iulia Augusta serviva per collegare Roma alla Gallia Meridionale. Probabilmente il suo tracciato esiste fin da tempi immemori ma la costruzione di una vera e propria strada è stata voluta nel 13 a.C. dall’Imperatore Augusto. Per circa duemila anni la Via Iulia Augusta è stata l’unica ad attraversare il Ponente Ligure. Solo nell’Ottocento Napoleone ed in seguito la famiglia Savoia hanno realizzato la Via Aurelia, cioè la litoranea.

La Via Iulia Augusta intreccia il territorio di Alassio con quello del vicino borgo di Albenga. Percorrerla è anche un’occasione per ammirare il paesaggio, intarsiato qua e là da ritrovamenti archeologici e antichi luoghi di culto.

Il punto d’inizio è contrassegnato dalla Chiesa di Santa Croce, conosciuta fin dal 1169. Di questa chiesa si riconosce lo stile tipico benedettino del primo millennio, di cui restano importanti elementi architettonici. Solo in seguito sono stati aggiunti il portale a sesto acuto e il portico cinquecentesco.

Questo luogo di culto per alcuni anni è caduto in rovina e di questo ne ha risentito anche il tetto, che è crollato. Così ricorda questa chiesa Richard West in un suo dipinto.

Proseguendo oltre la vista viene catturata dal porto di Alassio, realizzato negli anni Cinquanta del ‘Novecento dove già c’era un’insenatura naturale. Qui nei primi anni del secolo scorso è stata costruita anche una piccola cappella, dedicata ai caduti in mare.

Proseguendo lungo la strada si giunge alla chiesa di Sant’Anna ai Monti. Non si conosce con precisione la genesi di questo luogo di culto, anche se la tradizione l’attribuisce a prima dell’anno Mille. Non ha una forma regolare e sicuramente è stata rimaneggiata, come si può intuire soprattutto dalla facciata che è stata arretrata. Come la chiesa di Santa Croce anche questa è stata in seguito abbandonata e utilizzata come deposito per mezzi agricoli. È stata restaurata negli anni Settanta del ‘Novecento e oggi si possono vedere alcuni pezzi di affreschi, che vennero intonacati in seguito alle direttive del Concilio di Trento.

La visione in lontananza dell’Isola Gallinara spunta all’improvviso nel percorso. Quest’isola è chiamata così perché si dice che qui un tempo ci fossero delle galline selvatiche. Qui, in un anfratto, sembra che si sia rifugiato San Martino. Di sicuro ci sono stati degli eremiti ed inseguito un insediamento monastico benedettino, florido e potente tra il X e il XII secolo. Il monastero in seguito è stato abbandonato alla decadenza e trasformato in un palazzo, oggi insieme all’isola è di proprietà privata.

La via Iulia Augusta in questa porzione di territorio si chiude con la necropoli della romana Albinganum. Si tratta di tre diverse necropoli, situate ad alcuni chilometri di distanza l’una dall’altra e risalenti ad un periodo compreso tra il I e il II secolo d.C. Particolarmente importante è una tomba “a colombario”, unica in Liguria. Risale al I secolo d.C.

Il muretto delle miss

Negli anni Cinquanta del ‘Novecento Alassio diventa l’ombellico della mondanità italiana. Tutti i personaggi più illustri venivano a trascorrere le vacanze estive sulla Riviera Ligure e facevano tappa fissa al Caffè Roma, di proprietà della famiglia Berrino.

In tutto questo movimento però c’era un piccolo neo, una macchiolina nera ed insignificante che disturbava Mario Berrino. Davanti al Caffè Roma c’era un muro, un semplice muro che restava indifferente a tutto quel via vai di persone famose. Per Mario Berrino quel muro era qualcosa di inguardabile, non tollerava che fosse così anonimo ed insignificante e si scervellava per cercare una soluzione, per renderlo degno del contesto in cui si trovava. L’idea gli arrivò mentre Hernest Emingway lasciava il suo autografo sul quaderno di Mario. Negli anni Mario aveva collezionato una miriade di autografi e gli piaceva farsene vanto mostrandoli ad i suoi concittadini e a chi passava dal bar, anzi quello che più gli dispiaceva era proprio di non poterli mettere in mostra sempre. La lampadina si accese così. Mario Berrino, di notte, pose sul muro tre piastrelle con gli autografi di Hemingway, del Quartetto Cetra e di Cosimo di Ceglie. Nessuno disse niente così nelle notti a seguire continuò ad apporre piastrelle con gli autografi.

La fama del muretto cresceva di giorno in giorno ed Alassio di estate in estate accoglieva sempre più visitatori e vacanzieri. Così, quasi per gioco, nel 1953 nacque l’idea di eleggere la ragazza più bella dell’estate. Una tradizione che si consolidò con il passare degli anni e che si concretizzò nell’istituzione del concorso “Miss Muretto”, che è stato trampolino di lancio per importanti donne di oggi della tv italiana.

Ernest Hemingway

Alassio deve tanto ad Ernest Hemingway. In uno dei suoi soggiorni in Italia Hemingway passò un lungo periodo ad Alassio ed era diventato di casa al Caffè Roma, dove si riunivano i grandi del Jet Set internazionale.

Fu Hemingway il primo ad ascoltare l’idea di Mario Berrino, che voleva mettere la sua collezione di autografi su piastrelle per decorare il caffè Roma. Fu sempre lo scrittore ad indirizzarlo verso il metodo migliore per far avere successo all’operazione.

Ernest Hemingway era un uomo alto e robusto, amava il pericolo e l’adrenalina ed è ancora oggi considerato uno degli emblemi della letteratura del ‘Novecento.

Hemingway nacque nel 1899 a Oak Park, negli Stati Uniti d’America. Nel 1917, subito dopo il diploma, inizia il suo primo lavoro come cronista al Kansas City Star. Sono gli anni della Grande Guerra ma Hemigway era impossibilitato ad arruolarsi nell’esercito, viene quindi ingaggiato come autista di ambulanza e inviato sul fronte del Piave, dove viene ferito. Curato all’ospedale di Milano, ritorna a casa nel 1919.

Viene accolto come un eroe ma presto entra in conflitto con la madre che lo considera uno scapestrato e lo manda via di casa. Si trasferisce a Chiacago, dove continua a fare il giornalista e incontra la sua prima moglie. Ne avrà quattro in tutto.

Nel 1923 nasce il suo primo figlio e pubblica il primo libro “Nel nostro tempo”.

Tra il 1937 e il 1938 si trova in Spagna, per scrivere un reportage sulla guerra civile spagnola, dimostrandosi totalmente contrario a Francisco Franco. A Madrid incontra la sua terza moglie, Martha Geltron, corrispondente di guerra anche lei.

I due vengono inviati prima a documentare la guerra Cino – giapponese in medio oriente, dove Martha convince Ernest a partecipare attivamente al conflitto.

Il 6 giugno del 1942 Ernest Hemingway partecipa allo sbarco in Normandia e Martha sbarca sul posto prima di lui.

Nel 1945 sposa Mary Welsh la sua ultima moglie, l’unica donna a cui abbia dedicato dei versi. Insieme trascorrono un periodo in Italia.

Nel 1952 viene pubblicato “Il Vecchio e il mare” che riscontra un successo inaudito di pubblico e di critica. Il romanzo breve viene pubblicato su Life, rivista americana che in quarantotto ore vende cinque milioni di copie e vale a Hemingway la vittoria al Premio Pulitzer.

Insieme alla moglie Mary lo scrittore parte per un safari in Africa. A causa di un primo incidente aereo viene dato prima per disperso e poi per morto. Hemingway e la moglie in realtà sono vivi, riescono a trovare una nave e poi un aereo ma un secondo incidente gli provoca gravi ferite: la perdita sensibile della vista e dell’udito, problemi alle articolazione e danni ad alcuni organi interni.

Nel 1954 Ernest Hemingway vince il Premio Nobel per la letteratura ma a causa delle ferite rifiuta di andarlo a ritirare.

Provato, stanco e depresso, il padre della letteratura del ‘Novecento si trova ormai senza più alcuno stimolo per scrivere. È probabilmente questa la causa per cui il 2 luglio del 1961 decide di suicidarsi con un colpo di fucile, nella sua casa a Ketchum, negli Stati Uniti.

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I Baci di Alassio

I baci di Alassio sono un dolce biscotto adatto ad ogni momento della giornata. Dolci ma non troppo, la loro ricetta originale è custodita gelosamente dalle pasticcerie cittadine ma nel corso degli anni in molti hanno provato ad individuare gli ingredienti o a proporne delle varianti. Eccone una:

Ingredienti per circa venticinque biscotti:

  • 375 gr di nocciole intere non pelate;
  • 300 gr di zucchero;
  • 160 gr di albumi;
  • 35 gr di cacao amaro;
  • 40 gr di miee

Per la crema:

  • 100 gr di panna liquida;
  • 130 di cioccolato fondente;

Preparazione

La prima cosa da fare per preparare i baci di Alassio è tostare le nocciole inforno, a 180° per circa dieci minuti. Lasciarle intiepidire e poi versarle nella ciotola di un mixer insieme allo zucchero ed al cacao, poi frullare tutto fino ad ottenere una polvere finissima. In una ciotola a parte montare gli albumi a neve e aggiungerli pian piano alla farina di biscotti, mescolando con una spatola, avendo cura di muoverla dal basso verso l’alto. Aggiungere per ultimo il miele, mescolando sempre con la spatola.

Una volta pronto, l’impasto dovrà essere messo in una sac-à- posche, con il beccuccio dalla forma stellata.

Predisporre una teglia foderata con carta forno e con la sac-à-posche fare dei piccoli ciuffetti di impasto, staccati li uni dagli altri. Preriscaldare il forno a 180° e infornare i biscotti per circa 15 – 20 minuti.

Nel frattempo si può preparare la farcitura. Per prima cosa tritare il cioccolato fondente e metterlo in un tegame di piccole dimensioni. Sciogliere il cioccolato a bagnomaria, mescolandolo con una frusta. In un pentolino a parte scaldare la panna fino a poco prima che arrivi a bollire, unirla poi al cioccolato fuso e amalgamare i due ingredienti. Trasferire la crema in una ciotola e coprirla con la pellicola trasparente, lasciandola raffreddare per circa 15 minuti a temperatura ambiente.

Quando sarà tiepida montare la crema con uno sbattitore e poi inserirla in una sac-à-posche.

Nel frattempo i biscotti saranno stati tolti dal forno e lasciati intiepidire. Una volta pronti prendere un biscotto e aggiungere delicatamente la crema, infine coprirla con un altro biscotto. L’ultimo tocco e una leggera pressione per unirli e poi saranno pronti per deliziare i vostri palati.

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