

FIERA DELLE TROZZELLE Alla Bua
Appuntamento in Piazza Dante a Vaste con la “Fiera delle Trozzelle”, dalla Pro Loco di Vaste, con il patrocinio dell’amministrazione comunale di Poggiardo, con l’obiettivo di valorizzare il simbolo dell’antica civiltà messapica. La trozzella, infatti, è un recipiente dalla forma di un anfora dal corpo panciuto che deve il suo nome alle quattro coppie di rotelle, le trozze, disposte alle estremità dei manici, usato dalle popolazioni messapiche per il trasporto dell’acqua, simbolo dell’antica civiltà salentina.
La manifestazione prevede per il 26 luglio, con inizio alle ore 21, una mostra-mercato di “terrecotte messapiche” e artigianato tipico, nell’area antistante il museo archeologico che, per l’occasione, resterà aperto. Vi saranno, inoltre, dimostrazioni al tornio da parte di artigiani della terracotta ed una esposizione di moto d’epoca
La pizzica ha origini molto antiche che risalgono sembra addirittura a culti dionisiaci molto comuni nell’area del Salento, provenienti dalla Grecia, e fatti propri dalle popolazioni locali.
Il culto in onore del dio Dioniso era particolarmente sentito: durante i festeggiamenti le popolazioni si lasciavano andare pubblicamente a comportamenti sfrenati, aiutati dal vino. Dioniso a Roma era identificato appunto con Bacco.
Tutto ciò va inserito nel contesto che il Salento era una terra costantemente sotto l’influenza della Grecia e che, ancora oggi, ospita una comunità di minoranza linguistica detta Grecìa salentina.
Col tempo, Dioniso divenne famoso anche come dio del benessere e della gioia e gli si attribuiva la proprietà di guarire i mali.
L’uso dei racconti del passato è d’obbligo per spiegare i rapporti tra il dio e la pizzica: dopo il morso della tarantola, la persona cadeva in uno stato di choc dal quale riusciva a risvegliarla solo la musica; la persona danzava e musicisti specializzati suonavano per lei fino a quando non riusciva a annullare l’effetto del veleno. Questo rappresentava un momento collettivo durante il quale ci si estraniava dalle costrizioni e dalle regole morali della comunità, una sorta di momento liberatorio a cui partecipava tutta la popolazione.
Con l’avvento del cristianesimo la figura terapeutica di San Paolo si affianca a quella della guarigione tramite il ballo. La guarigione dal morso della tarantola aveva il suo scenario rituale nelle quattro mura di casa, per lo più la sua camera da letto, con la musica e con la danza: Ma la chiesa voelva avere la sua influenza anche su questo, e contrappose a tali riti la cappella di San Paolo a Galatina e il pozzo d’acqua miracolosa.
Confrontando i documenti del passato con i gesti delle danze, si nota come l’ atteggiamento antico delle cure tradizionali a domicilio non finirono; ad esse semplicement si aggiunse il pellegrinaggio verso l’acqua miracolosa per ringraziare il santo.