
Civita di Bagnoreggio
Il Borgo di Civita di Bagnoreggio
L’Essenza di Civita
- L’Accesso all’Eternità: L’unico collegamento con il mondo è un suggestivo ponte pedonale che si protende nel vuoto. Percorrerlo è un atto di pellegrinaggio laico, un distacco dal presente che conduce in un’atmosfera sospesa e atemporale. L’impatto visivo è di una potenza ineguagliabile: un’isola di pietra che sembra fluttuare tra cielo e terra.
- Architettura e Silenzio: Dentro le mura, il tempo si è fermato. Vicoli stretti, case medievali in pietra viva, archi gotici e la storica Porta Santa Maria narrano una storia millenaria che affonda le radici nella civiltà etrusca. Il silenzio delle sue poche anime residenti amplifica la magia, trasformando ogni passo in una scoperta.
- Patrimonio Geologico e Culturale: Civita è un laboratorio a cielo aperto, costantemente monitorato per l’erosione. La sua condizione di vulnerabilità, lungi dall’essere un limite, è diventata la sua principale attrazione, elevandola a simbolo globale della lotta tra l’opera dell’uomo e la forza implacabile della natura. È per questo paesaggio culturale unico che Civita è candidata a diventare Patrimonio dell’Umanità UNESCO.

Il Borgo d’Italia
tutto da scoprire ed esplorare
Monumenti
Civita di Bagnoregio: L’Eterna Meraviglia Sospesa tra Cielo e Calanchi
Baluardo di Tufo: I Monumenti che Resistono al Tempo e all’Erosione nella “Città che Muore”
Civita di Bagnoregio, nota al mondo come la “Città che Muore”, non è semplicemente un insieme di monumenti, ma essa stessa, nel suo maestoso isolamento, è il più grande e toccante monumento al tempo e alla perseveranza umana. Sospesa su un fragile pinnacolo di tufo, circondata dalla valle mozzafiato dei Calanchi, questa località della Tuscia Laziale è un capolavoro di bellezza geologica e storia medievale.
1. Il Monumento all’Accesso: Il Ponte Sospeso
L’esperienza di Civita inizia dal suo accesso, la cui drammaticità è parte integrante del suo fascino:
- Il Ponte Pedonale: L’unica via d’accesso rimasta, questo lungo viadotto in cemento armato è un monumento alla resilienza. Percorrerlo significa abbandonare il mondo moderno e intraprendere un vero e proprio pellegrinaggio verso il passato, con una vista ineguagliabile sulla valle argillosa in continua erosione.
- Porta Santa Maria (o Porta Cava): L’ingresso principale al borgo. Questa antica porta, con l’arco a sesto acuto, reca al suo interno un bassorilievo raffigurante un leone che tiene tra le zampe una testa umana, a simboleggiare l’antica vittoria degli abitanti di Bagnoregio sul tiranno Orvietano. È la vera soglia che separa la realtà del paesaggio in disfacimento dalla quiete senza tempo del borgo.
2. Il Cuore del Borgo: Piazza e Fede
Al centro della vita di Civita si trova il suo cuore storico, l’unico spazio aperto e vitale:
- Piazza San Donato: La piazza centrale è il punto di ritrovo della comunità e un balcone sulla storia. È qui che il tessuto urbano medievale si mostra nella sua essenza più pura.
- Chiesa di San Donato: Anticamente Cattedrale, la chiesa domina la piazza. Sebbene l’esterno sia semplice, custodisce un patrimonio artistico di grande valore. In particolare, è da ammirare il pregevole Crocifisso ligneo del XV secolo e il quattrocentesco affresco di scuola Peruginesca. La chiesa è il simbolo della fede e dell’identità che persistono in questo luogo fragile.
3. Le Tracce Sotterranee e l’Eredità Intellettuale
Il sottosuolo di Civita nasconde un’affascinante stratificazione di storia:
- Grotta di San Bonaventura: Situata sul crinale che un tempo collegava Civita a Bagnoregio (oggi crollato), è una delle tracce più antiche. Si ritiene che un tempo fosse un’antica tomba etrusca, trasformata in eremo nel Medioevo. La tradizione la identifica come il luogo di nascita e infanzia di San Bonaventura da Bagnoregio (Giovanni Fidanza, 1221-1274), grande filosofo e teologo francescano.
- L’Assetto Urbanistico Etrusco-Medievale: Più che singoli edifici, l’intero tessuto urbano, con le sue strette vie, le case in pietra vulcanica e le scalinate, costituisce un monumento. È l’ultima testimonianza visibile dell’antico impianto etrusco-romano, inglobato nelle eleganti strutture romaniche e medievali.
4. Il Monumento Naturale: I Calanchi
Il vero spettacolo di Civita non è stato costruito dall’uomo, ma è opera della natura:
- La Valle dei Calanchi: Questo paesaggio lunare di argilla e crete è il monumento geologico che circonda il paese. Le sue forme aspre e dinamiche, create dall’erosione di acqua e vento, sono la causa della fragilità di Civita, ma allo stesso tempo costituiscono il suo sfondo scenografico più potente e drammatico, conferendole quell’aura di bellezza predestinata e malinconica che l’ha resa celebre in tutto il mondo.
Curiosità
Civita di Bagnoregio: La “Città che Muore” e i Suoi Segreti Immortali
Il Borgo Sospeso: Curiosità e Leggende Sulla Meraviglia Geologica della Tuscia
Civita di Bagnoregio è più di un semplice borgo medievale: è un’icona di bellezza drammatica e resilienza, celebre in tutto il mondo per la sua battaglia millenaria contro l’erosione. Le sue fragili fondamenta di tufo, circondate dai maestosi Calanchi, ne fanno un luogo intriso di storia, mistero e affascinanti curiosità che ne definiscono il mito.
1. La Fragilità e il Soprannome Storico
- La “Città che Muore” (
): Il soprannome internazionale, coniato dallo scrittore Bonifacio Bembo, è un riferimento diretto al fenomeno geologico in atto. Civita sorge su una rupe di tufo che poggia su strati di argilla e sabbia. L’erosione continua (chiamata “frana per crollo”) fa sì che il masso su cui si trova si riduca progressamente, rendendo l’abitato sempre più isolato e minacciato.
- L’Isolamento e il Pedaggio: L’unico accesso, il lungo ponte pedonale, è diventato il simbolo della sua fragilità. Civita è uno dei pochissimi luoghi in Italia ad aver introdotto un biglietto d’ingresso obbligatorio per i turisti (spesso chiamato “pedaggio”), i cui ricavi sono essenziali per finanziare le opere di consolidamento e manutenzione strutturale per ritardare, per quanto possibile, il crollo finale.
2. Le Origini Etrusche e i Segreti Sotterranei
- Radici di 2500 Anni: Nonostante l’aspetto prevalentemente medievale, Civita è stata fondata dagli Etruschi circa 2.500 anni fa. Questi seppero sfruttare la natura del tufo, costruendo una vasta rete di grotte, cunicoli e pozzi che si estende sotto l’abitato.
- Il “Bucaione”: Uno dei passaggi sotterranei più famosi è il “Bucaione”, un tunnel che attraversa la parte più interna della rupe, che in passato permetteva di accedere al borgo dalla Valle dei Calanchi. Molte delle cantine delle case sono in realtà tombe etrusche riadattate.
- Archimede Sardo e le Frane: Una delle curiosità meno note è che l’ingegnere geologo italiano Archimede Sardo (1927-2016) dedicò gran parte della sua vita allo studio e al salvataggio di Civita. Fu lui a ideare e monitorare i primi interventi di consolidamento e la creazione del ponte, diventando il simbolo moderno della sua protezione.
3. San Bonaventura e il Patrono
- La Culla di un Santo: Il borgo è il luogo di nascita (1221) di San Bonaventura da Bagnoregio (al secolo Giovanni Fidanza), teologo e filosofo francescano, Dottore della Chiesa. La leggenda narra che un tempo esisteva una grotta sul crinale tra Civita e Bagnoregio dove il Santo si ritirava in preghiera.
- Il Patrono Protettore: Il patrono di Civita non è San Bonaventura, ma San Donato, le cui reliquie sono custodite nella chiesa principale, che un tempo era l’antica cattedrale.
4. Il Fenomeno del Turismo e i Media
- Destinazione Cinematografica: La sua unicità scenografica ha reso Civita un set naturale per numerosi film, documentari e spot pubblicitari, contribuendo enormemente alla sua fama globale.
- L’Ascesa Popolare: Fino agli anni ’90, Civita era quasi sconosciuta al grande pubblico, ma grazie all’incremento del turismo e alla diffusione mediatica, è passata da borgo quasi disabitato (conta pochissimi residenti fissi, talvolta meno di 10) a una delle attrazioni più visitate della regione, diventando un modello (e un monito) di come il turismo possa sostenere la conservazione di un luogo in via di estinzione.
Personaggi
Civita di Bagnoregio: L’Eredità Immortale Nata sulla Rupe Fragile
Spiriti Eletti: La Nascita del Dottore Serafico nel Cuore Geologico della Tuscia
Sebbene la “Città che Muore” sia oggi celebre più per la sua lotta geologica che per la sua demografia (conta pochissimi residenti), la sua storia millenaria ha dato i natali a una delle figure intellettuali e spirituali più influenti del Medioevo cristiano. È un onore storico che lega indissolubilmente il borgo al pensiero universale.
1. La Figura Storica di Rilevo: San Bonaventura da Bagnoregio
- Il Nascita: Giovanni Fidanza: L’unico, inequivocabile e più grande personaggio illustre nativo di Civita è San Bonaventura da Bagnoregio (al secolo Giovanni Fidanza, 1217/1221 – 1274).
- Teologo e Cardinale: Bonaventura fu un eminente teologo, filosofo e mistico francescano, noto come il “Doctor Seraphicus”. Studiò e insegnò alla Sorbona di Parigi, fu amico di San Tommaso d’Aquino e divenne Cardinale Vescovo di Albano. La sua influenza sulla Scolastica e sulla spiritualità medievale è di primaria importanza.
- La Leggenda del Nome: La tradizione vuole che il nome “Bonaventura” gli fu dato da San Francesco d’Assisi. Si narra che, dopo averlo miracolosamente risanato da bambino da una grave malattia (nella Grotta di San Bonaventura, un’antica tomba etrusca sul costone della rupe), San Francesco esclamò: “Oh, buona ventura!”
2. Il Ponte tra Bagnoregio e Civita
È importante notare che, per via della sua antica storia amministrativa, la fama dei “nativi” è spesso condivisa con la vicina e più grande Bagnoregio:
- Bonaventura Tecchi (1896 – 1968): Sebbene tecnicamente nato a Bagnoregio, questo importante scrittore e accademico italiano è profondamente legato all’area. La sua opera letteraria fu fortemente influenzata dai paesaggi e dall’atmosfera di Civita, dove trascorse parte della sua infanzia e che descrisse nelle sue memorie e romanzi, contribuendo alla riscoperta letteraria del luogo.
3. I Residenti d’Onore (Non Nativi)
Oggi Civita attrae personalità di rilievo del mondo della cultura, che pur non essendovi nate, ne hanno scelto l’isolamento e la bellezza come rifugio, contribuendo alla sua notorietà moderna:
- Paolo Crepet: Il noto psichiatra e scrittore.
- Giuseppe Tornatore: Il regista premio Oscar (si dice abbia posseduto una residenza).
- Harry Styles: Il celebre cantante britannico (si dice abbia acquistato una proprietà nelle immediate vicinanze).
In conclusione, sebbene la lista dei nativi sia breve, il nome di Civita di Bagnoregio è inciso in modo indelebile nella storia universale grazie alla figura monolitica di San Bonaventura, un gigante del pensiero cristiano il cui spirito sembra vegliare sulla fragile bellezza della sua terra natale.
Ricette Tipiche
Civita di Bagnoregio: La Cucina della Resilienza tra Terra e Cielo
Sapori del Tufo: Le Ricette Povere ma Ricche della Tuscia al Cospetto dei Calanchi
La cucina di Civita di Bagnoregio, pur essendo parte integrante della ricca tradizione gastronomica della Tuscia Viterbese (Alto Lazio), ha sviluppato un carattere unico, legato alla semplicità degli ingredienti contadini e alla necessità di resilienza. I piatti qui sono “di terra”, nati dalla saggezza popolare e dall’uso sapiente delle materie prime che crescono tra i monti Cimini e le valli argillose dei Calanchi: paste fatte a mano, carni da cortile e i tesori nascosti del sottosuolo.
1. Il Primo Piatto del Popolo: I Piciarelli
- Piciarelli al Tartufo Nero (o con Ragù Contadino): La pasta tipica dell’area è il Piciarello (noto altrove come umbrichello o lombrichello), uno spaghetto rustico e corposo, fatto rigorosamente a mano solo con acqua e farina. La sua origine “povera” lo rendeva accessibile a tutti.
- Il Condimento d’Oro Nero: A Civita e dintorni, i Piciarelli raggiungono l’eccellenza con il Tartufo Nero locale, un prodotto prezioso che cresce nelle terre limitrofe, donando al piatto un aroma terroso e inconfondibile.
- L’Alternativa Rustica: Spesso vengono conditi anche con robusti sughi di carne (come il ragù di cinghiale) o in versioni più creative come la “Boscaiola” con funghi e asparagi selvatici.
2. Il Simbolo della Tradizione: Il Pollo alla Civitonica
- Pollo alla Civitonica (o Pollo del Podere): Questo è il piatto più emblematico e gelosamente custodito dalla tradizione del borgo, una vera e propria chicca locale. Sebbene esistano diverse interpretazioni (alcuni lo definiscono una variante del pollo alla cacciatora, altri un arrosto ripieno), la versione più diffusa è quella che esalta i sapori mediterranei:
- Preparazione: Pezzi di pollo da cortile cotti lentamente, spesso in un intingolo a base di pomodoro fresco, erbe aromatiche locali e olive (talvolta taggiasche). La cottura lenta e l’uso sapiente di aglio e vino bianco lo rendono un secondo piatto succulento e avvolgente.
3. La Minestra Contadina e la Terra
- Acquacotta (La Zuppa della Maremma): Sebbene diffusa in tutta la Tuscia, è il simbolo della cucina della sopravvivenza. Nata come pasto dei butteri e dei contadini, l’Acquacotta è una zuppa povera ma estremamente saporita, a base di pochi, semplici ingredienti:
- Ingredienti: Pane raffermo sul fondo, brodo di verdure (cipolle, cicoria selvatica, mentuccia), e spesso arricchita da un uovo o un po’ di baccalà. Condita con abbondante Olio EVO locale a crudo.
4. I Tesori della Tuscia e i Dolci
- Formaggi di Pecora e Ricotta: La Tuscia è un’area di pascoli e tradizione casearia. Attorno a Civita si producono ottimi pecorini e ricotte fresche utilizzate sia in purezza (con miele o pepe) sia come ingredienti per ripieni o dolci, come il famoso Gelato alla Ricotta di Pecora condito con crema di nocciole dei vicini Monti Cimini.
- Tozzetti con le Nocciole: Il dolce tipico della Tuscia. Biscotti secchi e croccanti arricchiti con le pregiate Nocciole dei Monti Cimini, ideali da inzuppare nel Vin Santo o nel Moscato locale.
La cucina di Civita di Bagnoregio è, in definitiva, un viaggio nel tempo e nei sapori veri della campagna laziale, un tributo alla qualità delle materie prime e alla sapienza di chi ha saputo trasformare la semplicità in eccellenza.